Trapianto di capelli: cos’è e come funziona?
Il trapianto (autotrapianto) di capelli è una tecnica di infoltimento chirurgico, che permette di impiantare nuovi capelli nelle aree colpite da calvizie. La principale tecnica utilizzata oggi per questo intervento è la FUE (Follicular Unit Extraction).
Sostanzialmente, grazie ad un apposito bisturi circolare le unità follicolari sane vengono estratte dalla zona donatrice. Successivamente, i bulbi sono impiantati manualmente nell’area da infoltire. L’intervento è effettuato in anestesia locale, e la sua durata dipende sia dalla quantità di follicoli da prelevare, sia dall’esperienza ed abilità del chirurgo.
Durante ogni seduta possono essere impiantate fino a circa 2-3000 unità. Leggermente più invasiva, ma più rapida, è invece la tecnica FUT (Follicular Unit Transplant). In questo caso si preleva di una intera striscia di cute dalla zona donatrice, dalla quale vengono poi estratti i follicoli da impiantare.
Trapianto di capelli per donne
Tecnicamente, non c’è ragione per la quale la soluzione del trapianto non possa essere utilizzata nelle donne, così come accade per gli uomini. La meccanica dell’operazione infatti non fa certo differenze tra il cuoio capelluto maschile e quello femminile.
Negli ultimi anni, sono aumentate le donne che si sono rivolte alla chirurgia per risolvere problemi di diradamento o di calvizie. Perché la procedura abbia successo, è però necessario che la paziente rientri in precisi parametri, sia per quanto riguarda il tipo di calvizie, sia per lo stato di salute di cute e capelli della zona donatrice.
Nonostante l’aumento delle richieste, il trapianto di capelli non è quasi mai la soluzione ottimale per la calvizie femminile: vediamo le principali ragioni. (leggi qui la differenza tra trapianto chirurgico e protesi per capelli)
Il trapianto di capelli è una soluzione valida per le donne?
Perché il trapianto abbia successo, è indispensabile la presenza di una porzione di cuoio capelluto sana dalla quale attingere capelli robusti e di sufficiente spessore. La principale caratteristica dell’alopecia androgenetica femminile è un diradamento diffuso su tutto il capo.
Risulta quindi molto più difficile avere una zona donatrice sufficientemente ampia. Di frequente, anche la chioma residua è assottigliata ed indebolita, inadatta allo stress del trapianto. Un diradamento così diffuso infine rende difficile non solo individuare una zona donatrice, ma anche localizzare i punti nei quali l’impianto darebbe risultati visibili e soddisfacenti.
Nelle donne inoltre, la naturale perdita di capelli può aumentare durante la menopausa ed il periodo successivo. Se sottoposte a trapianto di capelli prima di questo momento, potrebbero tornare a necessitare di un intervento in un periodo successivo.
Spesso inoltre l’area donatrice deve essere completamente rasata per permettere l’intervento, lasciando quindi un segno estetico evidente per periodi anche lunghi.
Alternative al trapianto di capelli per donne: le protesi
Per risolvere il problema della perdita di capelli nelle donne, esistono altre soluzioni, meno invasive e più soddisfacenti. L’infoltimento non chirurgico ad esempio può dare ottimi risultati, senza i rischi connessi ad un intervento medico.
L’utilizzo di protesi capillari anche nelle donne infatti permette una soluzione immediata e duratura del problema, oltre ad una estrema personalizzazione del risultato finale. Le moderne protesi infatti sono create per integrarsi perfettamente nella chioma ancora esistente, e sono quindi adattabili ad ogni necessità. E’ possibile scegliere non solo i materiali della base, ma anche lunghezza, colore e taglio dei capelli su di essa fissati. La protesi parziale (patch) si presta a coprire aree di diverse dimensioni, e la manutenzione regolare è un’ottima occasione per apportare variazioni.
Ad esempio, con il naturale ingrigimento della chioma naturale, è possibile adattare la colorazione dei capelli della protesi. In questo modo, si manterrà costantemente un effetto invisibile e naturale.
Altre soluzioni
La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di un medicinale, il Minoxidil, che interferisce con la produzione dell’ormone DHA, responsabile del deterioramento dei follicoli. Il trattamento deve essere costante e prolungato, e generalmente da buoni risultati. E’ però utilizzabile solo per la calvizie da alopecia androgenetica.
Altre possibilità, che mirano a dare una soluzione puramente estetica, sono la tricopigmentazione e il toppik. Nel primo caso, si provvede a dare l’illusione ottica di foltezza inserendo nella cute pigmenti che coprono la pelle visibile.
Nel secondo, una polvere di microfibre di cheratina viene sparsa sul cuoio capelluto. Legandosi ai capelli, da un’illusione di corposità, spessore e rinfoltimento. Tricopigmentazione e toppik sono soluzioni non definitive, valide in alcuni specifici casi e frangenti, ma entrambe difficilmente soddisfacenti sul lungo termine, soprattutto per chi ama i capelli lunghi e lo styling.